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Arricchire il suolo di sostanza organica: 5 modi efficaci

La sostanza organica è basilare per la fertilità del terreno: sebbene rappresenti, in percentuale, una minima parte della massa solida totale (in genere il 2%), è di enorme valore per la sua salute. Per sostanza organica si intende tutto il materiale in decomposizione presente nel suolo (resti colturali, letame, foglie cadute) e gli esseri viventi che ci vivono, si moltiplicano e lasciano a loro volta le proprie spoglie.

Perché è così importante mantenere e incrementare il livello di sostanza organica nei terreni coltivati? Perché la sostanza organica viene continuamente consumata e va ripristinata affinché il suolo si mantenga fertile. I suoi effetti positivi riguardano le caratteristiche fisiche come lavorabilità e la porosità, le caratteristiche chimiche in termini di fornitura di elementi nutritivi alle radici, e quelle biologiche, come base di nutrimento per tutti i microrganismi che a loro volta aiutano a tenere sano il terreno.

Vediamo allora come provvedere sempre al mantenimento di un buon livello di sostanza organica in cinque modi.

Produrre compost

Il compost è un ammendante per eccellenza, che deriva dalla trasformazione degli scarti di orto e giardino e dalla frazione organica della raccolta differenziata di casa. Gli ammendanti, come anche il letame, non sono solo concimi ma materiali in grado di migliorare in senso ampio la fertilità della terra, e sono costituiti da materiale organico.

Dall’orto, dal frutteto e dal giardino si producono grandi quantità di scarti: erbacce estirpate, piante secche arrivate a fine ciclo, fiori appassiti, erba tagliata, foglie esterne di scarto, steli o gambi di piante varie. Tutto questo non è da bruciare e preferibilmente neanche da destinare alla raccolta urbana del verde: meglio trasformarlo in compost affinché torni poi alla terra in un circolo virtuoso.

Possiamo costruire compostiere con tavole di legno, reti, bancali, o anche fare un cumulo libero a forma rettangolare. Le campane in plastica sono più idonee per spazi ristretti, come balconi o giardini molto piccoli, mentre meno adatte agli di campagna, perché non possono contenere molti scarti.

Perché il compost si sviluppi correttamente e non sprigioni cattivi odori, serve una buona ossigenazione della massa degli scarti. Questi non devono essere compressi e non ricoperti da teli plastici: se ci piove sopra, nessun problema. Bisogna anche evitare di buttarci resti di carne e pesce, perché attirerebbero troppe mosche ed emanerebbero odori nauseabondi. Un compost di scarti vegetali e ben arieggiato invece non si sente a distanza e possiamo stare tranquilli coi vicini.

Il compost sarà pronto dopo alcuni mesi, accelerando la trasformazione nelle stagioni a  temperature alte e fermandosi in inverno. Andrà distribuito sul terreno solo quando ben maturo, nelle quantità di circa 2 o 3 kg/mq. Una volta maturo, assume l’aspetto di buona terra scura come quella del bosco.

Usare concimi organici

Spesso il compost autoprodotto non basta per tutto l’orto, quindi si rende necessario comprare dei concimi. In commercio se ne trovano molti, tra cui il normale stallatico ma anche altri concimi misti organici di varia origine (stallatico o sottoprodotti di lavorazioni animali o vegetali).

Sono fertilizzanti facili da distribuire e di solito sui sacchi viene fornita anche l’indicazione sulla quantità necessaria al metro quadrato o per le buche, nel caso di trapianto di alberelli.

Sovescio

Il sovescio è una pratica molto utile nel migliorare la fertilità della terra, e non a caso viene anche chiamato “concimazione verde”. La tecnica consiste nel seminare delle essenze non finalizzate al raccolto, ma ad essere interrate ad un certo stadio del loro sviluppo, perché la loro biomassa arricchisca il suolo di sostanza organica. Molti sovesci si seminano in autunno e si interrano a primavera, così hanno anche l’effetto di mantenere il terreno coperto nella stagione invernale, aspetto molto utile per evitare fenomeni erosivi.

I passaggi per realizzare un buon sovescio sono i seguenti:

  • Scelta della superficie: negli orti si possono dedicare ai sovesci, ad esempio, alcune aiuole da cui si estirpano le piante di pomodori o melanzane ad ottobre;
  • Scelta del tipo di sovescio: sono ottimi i miscugli di alcune graminacee (loietto, avena), leguminose (veccia, favino) e brassicacee (senape, colza);
  • Lavorazione del terreno: allo scopo sono molto utili i motocoltivatori di Bertolini per uso privato, modelli 350, 400, 401 S o le motozappe per uso privato modelli 155 o 195 S. Di entrambi i tipi di attrezzo sono anche disponibili modelli ad uso intensivo o ad uso professionale, adatti a superfici più estese;
  • Attesa: durante tutto l’inverno non dovremo fare praticamente niente: il sovescio non va irrigato e di norma neanche pulito da eventuali erbe estranee al miscuglio;
  • Trinciatura: la si realizza quando la maggior parte delle specie è all’inizio della fioritura, perché questa è la fase in cui la biomassa ha il massimo valore ai fini dell’apporto di sostanza organica al suolo. Per la trinciatura vengono in aiuto i Trinciatutto di Bertolini, come quello per uso privato modello BTS 50, per uso intensivo BTS 65. Anche in questo caso, vi sono ulteriori modelli per uso professionale.
  • Interramento: dopo un paio di giorni di appassimento in campo si procede ad interrare superficialmente il tutto nei primi 10-15 cm di terreno. Possiamo farlo grazie a motocoltivatori o motozappe citate sopra.

Pacciamatura con materiale organico

La pacciamatura serve principalmente per ostacolare la nascita delle erbe infestanti e per ridurre l’asciugatura rapida dei terreni. Tuttavia, se realizzata con materiali organici come paglia o fieno, contribuisce nel tempo anche all’apporto di sostanza organica al suolo, decomponendosi via via. Man mano che la paglia si decompone viene incorporata al terreno con le lavorazioni.

Inerbimento degli spazi tra le aiuole

I vialetti di camminamento dell’orto presenti tra le singole aiuole coltivate possono essere mantenuti inerbiti. L’erba lavora il terreno con le radici e lo mantiene fertile e ne limita l’erosione, e le radici stesse apportano della sostanza organica al suolo col tempo. Chiaramente a forza di camminare tra i vialetti l’erba sarà continuamente calpestata e non potrà essere bella come quella del giardino, ma il concetto è di non mettersi a zappare anche i vialetti, così da ridurre la fatica e l’impatto sul terreno. Potremo limitarci a falciare regolarmente l’erba per mantenerla bassa ed evitare che invada le aiuole. Negli orti ampi in cui si tengono vialetti larghi è comodo, ad esempio, tagliare l’erba con una Falciatrice come quella ad uso privato modello 110 di Bertolini.

In collaborazione con Orto da Coltivare - Articolo di Sara Petrucci, agronoma

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