Come avviare una coltivazione su un terreno coperto di rovi

Fare pulizia senza l’uso di diserbanti
Quando si decide di avviare la coltivazione di un terreno incolto, capita spesso di imbattersi con la necessità di rendere il luogo accessibile e pulito da tutti i rovi cresciuti spontaneamente.
In questi casi, la prima tentazione è quella di spargere su tutta questa vegetazione dei diserbanti ad azione disseccante, poiché il loro effetto è sicuramente rapido ed efficace, e nell’arco di poco tempo il terreno si renderà libero per le lavorazioni principali. Tuttavia, per ragioni ambientali e di precauzione per la propria salute, sarebbe preferibile evitare questi prodotti, e scegliere le valide alternative disponibili.
Perché evitare il diserbo chimico
Il diserbo chimico si realizza con sostanze chiamate erbicidi o diserbanti, che hanno la funzione di eliminare l’erba indesiderata, già presente o prima ancora che essa germini. Si tratta di prodotti di sintesi di vario tipo, più o meno selettivi, per i quali è richiesto il possesso del certificato di abilitazione all’acquisto e all’utilizzo dei prodotti fitosanitari, detto anche “patentino”. In genere, per l’eliminazione di rovi e di altra vegetazione presente su un terreno incolto vengono scelti prodotti a base di glifosato, un principio attivo efficace ma piuttosto discusso per i suoi effetti sull’ambiente e salute umana. I prodotti contenenti glifosato sono sistemici e non selettivi, riescono ad entrare nelle piante fino alle radici eliminandole. Sebbene questo sia esattamente lo scopo per cui vengono utilizzati, come si legge in etichetta, un diserbante di questo tipo utilizzato senza tutte le precauzioni del caso “può provocare gravi irritazioni oculari”, ed inoltre risulta “tossico per gli organismi acquatici con effetti di lunga durata”. Optare sulle alternative di diserbo meccanico è quindi consigliabile.
Le lavorazioni preliminari di messa a coltura
Sicuramente la pulizia meccanica è quanto di più consigliato nelle condizioni di terreni incolti e fittamente ricoperti di rovi e di altra vegetazione ingombrante. Bisogna entrare in campo con attrezzi idonei e realizzare una trinciatura completa di tutti i rovi presenti, indossando abbigliamento protettivo e Dispositivi di Protezione Individuale.
Tra le operazioni preliminari di messa in coltura dei terreni incolti vi sono appunto il decespugliamento, che possiamo realizzare con delle trinciasarmenti, come i Trinciatutto. Il modello BTS 50 è particolarmente adatto all’uso privato, quando non si devono ripulire ampie superfici, mentre BTS 65 è per un uso più intensivo e BTS 80 è pensato per l’uso professionale, ed è performante anche in situazioni estreme e in pendenza.
Al decespugliamento possono poi seguire anche il livellamento del suolo, per ottenere una superficie regolare a pendenza uniforme, colmando ad esempio le eventuali depressioni già presenti o conseguenti al lavoro di estirpo di radici e ceppaie.
Nel caso di terreni molto ricchi di scheletro (sassi e pietre) si potrà anche rendere utile uno spietramento mediante ripuntatori e rastrelli raccattapietre.
Uso dell’aceto
Dopo aver utilizzato i trinciatutto, può risultare utile qualche finitura di pulizia da rovi e di altra erba rimasta indenne dal lavoro, e allora è possibile diserbare anche con l’aceto. Il prodotto, solitamente reperibile nei negozi di alimenti, viene anche venduto specificamente per uso agricolo nei negozi di agraria. Per l’uso ai fini del diserbo deve essere diluito in acqua in dosi molto elevate (1:1 o al massimo 3:5, cioè 3 litri di aceto in 5 litri di acqua).
Come usare la biomassa trinciata
La biomassa che deriva dall’intenso lavoro di trinciatura può essere tranquillamente lasciata sul posto a decomporsi per opera dei microrganismi del suolo. In questo modo verrà reintegrata come sostanza organica nel suolo e in parte andrà a costituirne l’humus. Potrà essere incorporata ai primi strati di terreno mediante le lavorazioni principali di coltivazione. Allo scopo entreranno in gioco attrezzi come i motocoltivatori: 401 S per uso privato, 405 S, 407 S e 413 S per uso intensivo e 417 S e 418 S per uso professionale.
In collaborazione con Orto da Coltivare - Articolo di Sara Petrucci, agronoma